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Gli Inca non sapevano scrivere. Avevano escogitato altri metodi per registrare dati e per rappresentare in forma convenzionale le informazioni ritenute interessanti.
Lo strumento più usato era il quipu, costituito da una corda principale da cui pendevano una quantità di funicelle minori, le quali avevano differenti colori e, su ciascuna di esse, comparivano diversi nodi. Il tipo di colore, la natura dei nodi e la loro posizione rappresentavano diverse informazioni che gli esperti erano in grado di interpretare.

Tutti gli studiosi moderni sono concordi nel ritenere che, tramite i quipu, gli Inca erano in grado di annotare dati statistici con una precisione impressionante. Oltre al quipu troviamo spesso la yupana, che si presenta come una sorta di pallottoliere. Quella classica era costituita da venti caselle su cui erano distribuiti dei semi o delle pietruzze. Gli indiani più abili riuscivano a compiere dei calcoli anche molto complicati che lasciavano esterrefatti gli osservatori spagnoli. Un altro aspetto particolare della civiltà incaica è la creazione dei  tocapu, arazzi spesso di variopinti colori, decorati con motivi a scacchi comprensivi di figure geometriche.
Va anche osservato che è in corso, al momento, una disputa scientifica sull'autenticità di alcuni manoscritti seicenteschi che getterebbero una nuova luce sull'interpretazione di quipu, yupana e tocapu. Si tratta dei documenti della cosiddetta collezione Miccinelli, dal nome della loro scopritrice.

SCRITTURA

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